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Trying to stay afloat

Alberto Caputi

University / School

Accademia Costume & Moda

Il progetto “Trying to stay afloat” trova avvio a partire dall’osservazione del fenomeno sociale di emigrazione di gelatieri di Cadore e di Val di Zoldo verso diverse regioni europee. Il fenomeno ha riguardato molteplici generazioni di gelatieri a partire dagli avvii del XX secolo e fino alla I guerra mondiale, per poi riprendere in diverse regioni quali Germania, Austria, Ungheria, Olanda ecc. sino a giungere all’integrazione sociale degli stessi nei vari centri europei. Più nello specifico la vicenda ha interessato tra gli anni ‘50 e ’60 del Novecento Nadia e Vincenzo, i miei nonni cui è dedicata la realizzazione di tale collezione.

Animati dalla dalla volontà di conseguire uno stile di vita dignitoso e dalla possibilità di far fortuna, moltitudinidi giovani zoldani si avventurano nell’esperienza lavorativa entro gelaterie che più volte prenderanno i nomi di Venezia, Cortina, Gondola, Dolomite. Gli scenari di partenza sono ben vicini alla condizione riguardante il meridione di Italia descritta nel Cortometraggio I maccheroni, 1957, entro il quale si delinea uno scenario di miseria tale al punto che non poter mangiare un piatto di maccheroni è come restare fuori da una festa che interessa tutti, portando con sé il seme di una dilagante necessità di riscatto. Successivamente si è individuato un parallelismo tra la vicenda di emigrazione dei gelatieri veneti con gli eventi di emigrazione che rappresentano una tematica portante nella contemporaneità e che animano il dibattito in ambito sociale. La connessione tra i due filoni resta la ricerca di prospetti di vita felici e l’urgenza di trovare supporto ed accoglienza in ambienti non esattamente familiari e spesso respingenti. Riconducendo la questione su un piano simbolico e tangibile, si individua nella parannanza, uniforme del gelatiere, una similitudine con ilgiubbotto salvagente che più volte partecipa alle rappresentazioni fotografiche di aneddoti di immigrazionespesso spiacevoli, e diventa con esso l’emblema del tentativo di diverse generazioni di mantenersi a gallaentro contesti sociali avversi.

Lo sviluppo della progettazione trova avvio proprio a partire dai due articoli parannanza e giubbotto di salvataggio, posti in conversazione tra loro. Espedienti di ricerca di nuovi spunti di design si individuano nella ricerca di antecedenti del capo giubbotto salvagente, alcuni dei quali hanno rappresentato uninteressante aggiunta al concept da volersi esplicare, e nella tecnica del drappeggio, che trova in particolarmodo nella parannanza nuove possibilità di lettura dell’articolo.

 

The project ‘Trying to stay afloat’ started from the observation of the social phenomenon of the emigration of ice-cream makers from Cadore and Val di Zoldo to different European regions. The phenomenon involved many different generations of ice-cream makers from the beginning of the 20th century until the First World War, and then resumed in different regions such as Germany, Austria, Hungary, Holland, etc. until the social integration of these people in various European centres. More specifically, the story involved Nadia and Vincenzo, my grandparents to whom this collection is dedicated, between the 1950s and 1960s.

Animated by the desire to achieve a dignified lifestyle and the possibility of making a fortune, multitudes ofyoung people from Zoldo ventured to work in ice-cream parlours that would repeatedly take the names Venezia, Cortina, Gondola, Dolomite. The starting scenarios are very close to the condition in southern Italydescribed in the short film I maccheroni (1957), in which a scenario of such misery is outlined that not being able to eat a plate of macaroni is like being left out of a feast that affects everyone, carrying with it the seed of a rampant need for redemption. Subsequently, a parallelism was identified between the emigration story of the Veneto ice cream makers and the emigration events that are a major theme in contemporary life andanimate the debate in the social sphere. The connection between the two strands remains the search forhappy life prospects and the urgent need to find support and acceptance in environments that are not exactly familiar and often repulsive. Taking the matter back to a symbolic and tangible level, the parannanza, the ice-cream man’s uniform, is similar to the life jacket, which is often used in photographic representations of often unpleasantimmigration anecdotes, and with it becomes the emblem of the attempt of different generations to keep afloatin adverse social contexts.

The development of the design starts with the two articles parannanza and vest, placed in conversation witheach other. Expedients to search for new design cues are to be found in the search for antecedents of the life-jacket garment, some of which represented an interesting addition to the concept to be explored, and in the technique of draping, which finds in particular in the parannanza new possibilities for interpreting the article.