Il portfolio presenta al suo interno progetti universitari del secondo e del terzo anno accademico del corso Fashion and Textile design, è suddiviso in capitoli che identificano i vari argomenti. Il primo progetto è una womenswear capsule collection, “Intro-extension”, che indaga la solitudine dell’essere umano e la sua fragile anima nei momenti di solitudine. Include moodboards, stampe ed illustrazioni oltre alla realizzazione di un capo della capsule tramite upcycling e scatti fotografici in cui viene presentato. Decostruzione è la parola chiave. Il secondo capitolo presenta una menswear capsule collection, “Z-cyber-H”, che indaga la generazione Z e la sua stretta relazione con i social network. L’habitat di riferimento è la sprawl, in cui i giovani assumono atteggiamenti ed espressioni che li accomunano sempre più a dei cyborg. Stampe con colori acidi richiamano l’estetica del film Matrix, parola chiave: tecnocrazia. All’interno sono presenti moodboard, cartella colori e materiali, stampe ed illustrazioni. All’interno del terzo capitolo c’è “Chaos”, una genderless capsule collection, riflessione del periodo post pandemico. Il Covid ha inevitabilmente cambiato la nostra vita e la percezione di essa. La realtà è diventata quasi distorta, per questo le immagini presentate sono spesso sfocate. Una collezione genderless che vuole essere simbolo di libertà in un periodo di imprigionamento. Moodboards, sviluppo di stampe e illustrazioni al suo interno. Il quarto capitolo è una raccolta di stampe sviluppate per diversi progetti, allover e piazzati, con una dimostrazione dei vari piazzamenti su sketch in bianco e nero. Il quinto capitolo è una sintesi dell’ampio progetto di tesi. “Helter Kobayashi”, personaggio fittizio, essere umano giapponese, appartenente alla cultura street pop di Shibuya, si trasferisce a Los Angeles per motivi universitari. Si interfaccia con una comunità Dark Goth locale e la sua vita cambia radicalmente. La storia di Helter e le sue riflessioni aiutano ad esprimere i concetti chiave del progetto quali: dualismo interiore, che si verifica tramite l’utilizzo di maschere, pregiudizi e stereotipi e la concezione di brutto all’interno della società contemporanea, fino a stabilirne la sua relatività. All’interno è presente una raccolta di immagini utilizzate per lo sviluppo di un artbook. Schede tecniche di stampe e jacquard, successivamente realizzati grazie alla collaborazione con due aziende del territorio. Overview illustrata della collezione e shooting fotografico di sei looks realizzati. Il prodotto finale risulta essere un mix delle due subculture, già molto eterogenee al loro interno, tramite una nostra chiave interpretativa. Il sesto capitolo è un progetto fotografico, che utilizzando i concetti chiave del progetto di tesi, dà vita ad uno shooting in cui filtri ed elaborazione digitale generano una distorsione della realtà e un disturbo visivo. Sono state realizzate artigianalmente le maschere con materiali di scarto e reference al lavoro artistico di Leigh Bowery. Il capitolo conclusivo viene intitolato “extra works” e al suo interno sono presenti foto di sketchbooks e manipolazioni tessili di sperimentazione.

The portfolio presents university projects of the second and third academic year of the Fashion and Textile design course. It’s divided into chapters that identify the various topics. The first project is a womenswear capsule collection, called “Intro-extension”, which investigates the loneliness of the human being and his soul in moments of solitude. It includes moodboards, prints and fashion illustrations as well as the creation of a garment of the capsule through upcycling design and a shooting in which it is presented. Deconstruction is the key word. The second chapter presents a menswear capsule collection, called “Z-cyber-H”, which investigates the Z Generation and its close relationship with social networks. The habitat of reference is the sprawl, in which humans assume attitudes and expressions that increasingly unite them to cyborgs. Prints with acid colors recall the aesthetics of the film Matrix. Inside this section there are moodboards, color palette and a fabrics research, prints and fashion illustrations. Keyword: technocracy. Within the third chapter there is “Chaos”, a genderless capsule collection, a reflection of the postpandemic period. Covid has inevitably changed our lives and the perception of it. Reality has become almost distorted, which is why the images presented are often blurry. A genderless collection that wants to be a symbol of freedom in a period of imprisonment. Moodboards, development of prints and fashion illustrations within it. The fourth chapter is a collection of prints developed for different projects, allover and placed, with a demonstration of the various placements on black and white sketches. The fifth chapter is a summary of the extensive thesis project. “Helter Kobayashi”, a fictional character, a Japanese human being, belonging to the street pop culture of Shibuya, moves to Los Angeles for university reasons. He interfaces with a local Dark Goth community and his life changes dramatically. Helter’s story and his reflections help to express the key concepts of the project such as: inner dualism, which occurs through the use of masks, prejudices and stereotypes and the conception of ugly within contemporary society, to establish its relativity. Inside there is a collection of images used for the development of an artbook. Technical data sheets of prints and jacquards, subsequently realized thanks to the collaboration with two local companies. Illustrated overview of the collection and photo shoot of six looks. The final product turns out to be a mix of the two subcultures, already very heterogeneous within them, through our interpretative key. The sixth chapter is a photographic project, which using the key concepts of the thesis project, gives life to a shooting in which filters and digital processing generate a distortion of reality and a visual disturbance. The masks were handcrafted with waste materials and reference to the artistic work of Leigh Bowery. The final chapter is entitled “extra works” and inside there are photos of sketchbooks and textile manipulations and textile experimentation.