Attraverso questa raccolta, ho cercato di mostrare le mie capacità progettuali, che spaziano dalla ricerca concettuale, allo spazio tecnico, sartoriale, e di direzione creativa, il tutto immerso in un senso di incessante necessità di esplicitare e arricchire la dimensione e movimento interiore che mi caratterizzano.
Il primo progetto da me elaborato e presentato consiste nella realizzazione di una collezione No Gender, che possa unire la sartoria di base, quanto sperimentale, alla maglieria, con aggiunta di ulteriori accessori, utili a rafforzare la comunicabilità dell’ispirazione da me intrapresa: la costante sensazione di essere sovrastati dalla gravità, incatenati ad essa senza la forza di tirarmi su e volare. Questo induce una condizione esistenziale indefinita: tentare di esistere, senza però disperare all’idea di poter raggiungere tale obbiettivo. L’incapacità di comprendere, assimilare, il fallimento dovuto alla degradazione, determina l’estraniazione del soggetto e la nascita di un Limbo colmo di viaggi mentali ed ossimori, legati a forme e sovrapposizione. L’inetto, non in grado di rientrare in un effettivo schema quanto appartenere ad un ambiente, a sua detta, familiare, è condotto ad un’ibridazione, malinconica, inconsapevole, illusoria, incontenibile.
Il secondo ed il terzo progetto consistono nella direzione creativa di Video Performance, realizzati in collaborazione con due compagni.
Il primo Video consiste in in un’esperienza visuale e sensoriale volta alla rappresentazione del processo di fecondazione, nascita, morte: l’ambivalenza della figura materna, il contatto della creatura con la realtà, violenta e logorante, il necerssario ritorno nel grembo materno, per lenire il dolore. L’ambivalente ruolo della madre, curatrice e divoratrice, è ricondotto metaforicamente alle funzioni biologiche di una pianta carnivora, la Nephenta, attorno alle quali ruotano mito e realtà. .Il secondo Video è ispirato alla teoria psicologica di Jung, attraverso la quale è filtrata la storia di un uomo che, in una civiltà altamente evoluta, si trova in una posizione in cui nessuno gli fa caso né riconosce il suo valore, e si lagna, per così dire, del fatto che le sue eccellenti qualità siano ignorate e che quindi nessuno lo coltivi, ma si conforta con la speranza che si approssimi il momento in cui sarà di nuovo riconosciuto. Questo determina la necessità di un distacco, a seguito del contatto con la logorante realtà, l’alienazione – elevazione del soggetto, il quale prossimo obbiettivo è il raggiungimento della dimensione successiva, oltre morte.
Through this Portfolio, I have attempted to showcase my design skills, which range from conceptual research, to technical, tailoring, and creative direction, all immersed in a sense of incessant need to explicate and enrich the inner dimension and movement that characterise me.
The first project I elaborated and presented consists in the realisation of a No Gender collection, which could unite basic tailoring, as much as experimental, to knitwear, with the addition of further accessories, useful to reinforce the communicability of the inspiration I have undertaken: the constant feeling of being overpowered by gravity, chained to it without the strength to pull myself up and fly. This induces an indefinite existential condition: trying to exist, without despairing at the idea of being able to achieve this. The inability to understand, to assimilate, the failure due to degradation, determines the subject’s estrangement and the birth of a Limbo filled with mental journeys and oxymorons, linked to forms and superimposition. The inept, unable to fit into an actual scheme as much as to belong to an environment, in his own words, familiar, is led to a melancholic, unconscious, illusory, uncontainable hybridisation.
The second and third projects consist of the creative direction of Video Performances, realised in collaboration with two companions.
The first Video consists of a visual and sensorial experience aimed at representing the process of fertilisation, birth, death: the ambivalence of the mother figure, the creature’s contact with reality, violent and wearing, the necessary return to the mother’s womb, to soothe the pain. The ambivalent role of the mother, caregiver and devourer, is metaphorically brought back to the biological functions of a carnivorous plant, the Nephenta, around which myth and reality revolve. .The second Video is inspired by Jung’s psychological theory, through which is filtered the story of a man who, in a highly evolved civilisation, finds himself in a position where no one pays attention to him or recognises his value, and he laments, as it were, that his excellent qualities are ignored and that therefore no one cultivates him, but he comforts himself with the hope that the moment when he will be recognised again is approaching. This brings about the need for detachment, following contact with the wearisome reality, the alienation